Nel labirinto del cash - Milano Finanza del 21 marzo 2020

solidità sistema finanziario italiano


Articolo MF

La mancanza di liquidità è il tema del giorno: occorre evitare assolutamente di passare da una pandemia ad un crisi economica. Cash is king, dicono in Usa, soprattutto ora che si rischia di liberare un mostro che minerebbe gli equilibri che tutti noi conosciamo. Equilibri sociali, politici ed economici. Il mostro lo possiamo identificare come il forte rallentamento delle transazioni e/o dei pagamenti. E va evitato.

Grazie ai dati aggregati forniti da MF Centralerisk, è possibile fare qualche previsione su quanto tempo abbiamo e come dovremmo comportarci per evitare un ulteriore contagio, questa volta di tipo finanziario.

L’economia, in fondo, è un funzionamento meccanico di azioni e transazioni semplici, guidate dalla natura umana. Queste generano tre forze principali: la crescita della produttività, il ciclo del debito a breve termine ed il ciclo del debito a lungo termine.

Giusto per dare un’idea dei numeri in gioco, secondo i dati di Banca d’Italia la massa monetaria M1, ovvero la sommatoria di moneta e cartamoneta, depositi in conto corrente in Italia al 31.12.19 ammontava a 1.476.524 milioni di euro. Il totale del debito a famiglie produttrici, consumatori e società non finanziarie, più altri, con esclusione dei finanziamenti tra Banche residenti e non, al 31.12.19 ammontava a 1.973.974 milioni di euro.

Non solo il debito è l’elemento più importante per dimensione, ma lo è soprattutto perché con il debito aumenta la capacità di spesa e quindi le transazioni e le transazioni trainano l’economia.

Dal 7 marzo u.s. è via via cambiato l’umore di tutti, non tanto per le restrizioni quanto per l’incertezza sul futuro, sulla capacità di percepire reddito. Molti imprenditori, manager, professionisti e più in generale tutti i soggetti che abitualmente effettuano transazioni, nella migliore delle ipotesi hanno congelato tutto. E probabilmente anche pianificato o organizzato sospensioni, più o meno condivise con la controparte, dei loro pagamenti.

Basandosi sul data base di MF CentraleRisk (la società che leader in Italia per il presidio dei dati in Centrale Rischi che ha tra i suoi clienti tanto PMI che Gruppi Quotati) su un campione significativo di clienti del sistema bancario ha effettuato una proiezione. Attualmente sono circa 49 miliardi i crediti che ogni mese vengono anticipati dal sistema bancario alle società. Questi possono risultare alla loro scadenza, come pagati o impagati. Mediamente, il tasso di impagati è al di sotto del 10%, tanto che tipicamente un intermediario finanziario all’apertura di un fido per anticipo, affianca anche un fido a revoca, proprio per poter scaricare in conto corrente quelle partite anticipate e non puntualmente pagate dal cliente della società, lasciando quindi il tempo di poter incassarle successivamente così chiudendo l’utilizzo del fido. A questo dato si aggiunga che la sommatoria delle rate sui vari finanziamenti concessi a società non finanziarie ammonta a circa 7 miliardi al mese.

Sempre estrapolando i dati forniti da MF Centralerisk, il totale del margine disponibile delle aziende al 31.12.19, ovvero la differenza tra il totale dell’importo accordato ed il totale dell’effettivo utilizzo degli affidamenti a revoca più per gli anticipi concessi dalle banche a tutti i prenditori in forma di società ammonta a 216 miliardi circa. In quanto tempo questo margine rischia di azzerarsi, in assenza ovviamente di nuovo credito da parte delle banche?

Come detto, il sistema delle imprese ha un margine disponibile di 216 miliardi complessivo, ogni mese paga 7 mld di rate per finanziamenti e 49 mld di crediti che scadono. Questi possono essere totalmente pagati, in parte o per nulla onorati.

Considerando un blocco delle nuove transazioni (nessun fatturato), se il 100% dei debitori onorasse i propri debiti commerciali, il margine disponibile scenderebbe da 216 a 216-7 (le rate, che verrebbero pagate con i fidi perché non vi sono nuovi fatturati) = 209 mld. Quindi, se tutti non avessero più nuovo fatturato ma pagassero i loro debiti commerciali per merci (tanto anche chi paga verrebbe pagato quindi avrebbe la disponibilità per farlo), ci vorrebbero 216 : 7 = 30 mesi per saturare completamente il margine disponibile.

Se invece fosse il 70% dei debitori ad onorare il debito, il margine disponibile scenderebbe da 216 a 216-7 – 14,7 mld (il 30% di 49 mld) = 194,3 mld. Se non ci fosse fatturato aggiuntivo e pagassero i loro debiti solo il 70% dei debitori commerciali, ci vorrebbero 216 : 21,7 (7 + 14,7) = 10 mesi circa per saturare completamente il margine disponibile.

Se invece, solo il 50% dei debitori decidesse di onorare il debito, il margine disponibile scenderebbe da 216 a 216-7– 24,5 mld (il 50% di 49 mld) = 184,5 mld: il numero di mesi dopo i quali il margine disponibile sarebbe completamente saturato scenderebbe a meno di sette. Infatti, 216 : 31,5 (7 + 24,5) =6,8 mesi.

L’esempio è estremo, in quanto ipotizza assenza di nuovo fatturato e assenza di nuovi interventi da parte del sistema bancario per assicurare nuove linee di credito. Fortunatamente disponiamo di un sistema bancario attento, ed interventi come quello di Banca Intesa Sanpaolo che ha messo a disposizione un plafond di 15 miliardi freschi possono aiutare a guadagnare tempo, ma siamo noi imprese che tutte assieme smuoviamo crediti ed effettuiamo transazioni che complessivamente sono rilevanti ogni mese, facendo girare l’economia che se da noi bloccata, rischia il pieno collasso.

Si sa che si uscirà da questo regno dell’incertezza solo dopo che si troverà una cura o quando tutti avremo acquisito gli anticorpi. Affinché il sistema finanziario e quindi l’economia non soffra ulteriormente, il tempo che serve per trovare le soluzioni al virus deve essere inferiore a quello della tenuta dei conti per prestatori e prenditori, ossia inferiore al tempo per la saturazione del margine disponibile degli affidamenti alle aziende che provocherebbe sconfini e sofferenze a svantaggio del sistema e dell’economia.

Perché questo tempo si allunghi il più possibile, la percentuale di congelamento delle transazioni o delle sospensioni dei pagamenti deve essere la più bassa possibile. Così si guadagnerà tempo. Pare assurdo, ma se blocchiamo pagamenti per mantenerci la liquidità, il nostro creditore che ha anticipato i ns crediti si vedrà costretto a ripresentarli prorogandone la scadenza (utilizzando così la sua linea anticipi) ovvero ripagando quanto anticipato attingendo ai suoi affidamenti a revoca. E così, via via, andrà a ridurre il suo margine disponibile. Tanto più avrà sospensioni o ritardi tanto più dovrà utilizzare il suo margine, sino a che non ne avrà più, generando prima sconfini che poi si tramuteranno in sofferenze (NPL).

Quindi, paradossalmente, ridurre le transazioni o sospendere i pagamenti non dà all’economia il tempo necessario per evitare di collassare e trovare una soluzione al virus e tornare alla normalità. Congelare e sospendere pagamenti dà quindi modo al virus di contagiare anche l’economia. Questo non è il tempo di aver paura, è il tempo di adeguarsi a nuovi modelli e continuare la nostra vita, anche economica, evolvendo. Per fortuna la tecnologia può aiutare le aziende ed i dettaglianti, magari potranno proporre la merce od il caffè via WhatsApp, per poi portacela a casa o in ufficio.